ARTISTA : MANUELA PINI
Titolo dell'Opera : TAVERNELLE
Anno di Realizzazione: 2025
Tecnica e materiali usati: Acrilico su tela
Dimensioni: 40x50
Email di contatto: pini.manuela71@gmail.com
Sito web: www.satyrpan18.wixsite.com
Ci sono opere che non descrivono semplicemente un luogo, ma ne catturano il respiro.
Tavarnelle è una di queste.
L’artista non dipinge un paesaggio: lo ascolta.
La luce è la vera protagonista. È un momento preciso, irripetibile: l’istante in cui il giorno cede il passo alla sera e la natura rivela i suoi colori più sinceri. Il cielo, colmo di sfumature che oscillano tra il blu, il rosa e il giallo, diventa una tavolozza sospesa, un passaggio di tempo e di emozione. Gli alberi emergono in controluce, verticali e silenziosi, come custodi della vallata: non spettatori, ma presenze vive.
La pennellata è istintiva, quasi respirata. Si percepisce il gesto, non solo la forma.
Ogni passaggio di colore porta con sé una sensazione: il vento che attraversa le piante, l’odore dei cipressi, il canto sommesso della sera. Nel ritmo della pittura, l’artista ritrova il ritmo della natura: il tempo lento, quello che la città cancella e la terra restituisce.
Nel procedere del lavoro — dallo schizzo iniziale al ritorno nei dettagli — non c’è solo tecnica, ma una sorta di meditazione. La materia diventa un luogo dove l’interiorità trova casa. Il paesaggio non viene rappresentato: viene vissuto.
La natura, qui, non è sfondo.
È pace e forza insieme.
È quiete e movimento.
L’artista lo racconta così:
> “La parte materica rappresenta la parte interiore. Il tutto è un amalgama per esprimere uno stato d’animo: in questo caso, la gratitudine.”
E nel cuore dell’opera risuona una frase di Paul Klee:
> “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che sempre non lo è.”
In Tavarnelle, la pittura non riproduce un paesaggio.
Rende visibile la pace dentro l’anima dell’artista.
Testo critico a cura di Maria Di Stasio
L'ARTISTA RACCONTA
1. Da dove nasce l'idea di questa opera?
l’opera nasce dalla bellezza e dalla pace in valle del Chianti a Polvereto vicino a TAVARNELLE, poco prima del tramonto, quando la luce del sole è ancora chiara ma si appresta a trasmettere i colori serali.
C’erano tutti i riflessi delle nubi che riflettevano il cielo terso, il giallo del sole e all’orizzonte l’inizio del rosso di sera. Il contrasto del cielo rendeva più vivo e intenso gli alberi più scuri fuori di casa, a ridosso del porticato e della vallata circostante. Era bellissimo, perché la natura trasmetteva tutta la sua immensità e bellezza. E poi la pace della vallata in mezzo ai profumi portati dal vento dei cipressi, dei pini, ma soprattutto degli ulivi.
2. Come si è sviluppato il tuo processo creativo?
in questa opera il mio processo creativo è nato dall’osservare alla sera il calare del giorno e la pace che trasmetteva dopo una giornata di lavoro seguendo i tempi della terra, senza ansia cittadina.
E con i tempi della terra, ho tratteggiato lo schizzo sulla tela. Accennato.
Poi il cielo terso, poi le piante e la vallata, per poi entrare e rientrare nel dettaglio delle sfumature tra colori accesi e colori in ombra, fino a quando si è materializzata la pace in contrasto con le nubi, che erano di tutti i colori.
3. C'è un messaggio o una riflessione che desideri trasmettere attraverso quest'opera?
il messaggio è la pace e la forza della natura, che da un lato ti acquieta e dall’altro si scatena, ed ecco le pennellate, i colori, le sfumature.
4. Nel linguaggio artistico, in che modo convivono la parte interiore (anima) e quella materica (materia)?
credo che siano un tutt’uno, si fondono, perché quando inizio a dipingere o a disegnare la mano, o entrambe, vanno da sole e mi isolo completamente. Diciamo che la parte materica rappresenta la parte interiore. Il tutto è un amalgama per esprimere lo stato d’animo, che in questo caso era di profonda gratitudine.
5. Hai una frase o citazione che rappresenta il tuo lavoro?
“l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che sempre non lo è” Paul Klee
Tramite l’arte si vede l’essenza del momento, dello stato d’animo, dei pensieri.
In Tavarnelle, la natura non è solo oggetto della visione: è interlocutrice.
L’artista non osserva un paesaggio, ma ne coglie il respiro, la sospensione del tempo, quel preciso attimo in cui il giorno e la notte sembrano parlarsi prima di salutarsi.
L’orizzonte diventa una soglia, un passaggio, una promessa.
La pennellata materica racconta l’urgenza di trattenere una sensazione: la pace.
Non c’è fretta, non c’è costruzione artificiale. Ogni gesto nasce da un dialogo silenzioso con il luogo, con la terra, con la luce. Gli alberi si innalzano come colonne che reggono il cielo, mentre il tramonto scivola attraverso i rami trasformando la natura in un’architettura sacra.
L’opera mostra il paesaggio così come viene vissuto, non come appare.
La luce diventa emozione, il colore diventa memoria, e la materia diventa voce.
La scelta dell’acrilico, delle sovrapposizioni, della pennellata decisa ma sensibile, traduce in pittura ciò che le parole non potrebbero dire: il sollievo che nasce quando l’anima trova un luogo dove riposare.
In questo dipinto non c’è la volontà di rappresentare la realtà, ma di restituirne l’essenza emotiva.
La natura, attraverso lo sguardo dell’artista, non è mai ferma: respira, accoglie, cura.
Il paesaggio si fa specchio dello stato d’animo, ed è proprio in questo passaggio — sottile e prezioso — che avviene l’incontro tra anima e materia, tra visibile e invisibile.
Qui la pittura diventa gratitudine.
Maria Di Stasio
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